Una canzone che dimora in un granello del mio cuore e che l'inchiostro nero non riporterà sulla pagina.
Una canzone che avvolge i miei sentimenti con un involucro trasparente che non si tramuterà in saliva sulla mia lingua.
Come posso sussurrarla, se ho paura dell'effetto che potrebbe produrre su di lei l'etere?
E a chi la canterò, se è abituata a dimorare nella casa del mio spirito?
Se avessi scrutato i miei occhi, avresti visto l'ombra della sua ombra.
E se avessi toccato l'estremità delle mie dita, avresti sentito le sue vibrazioni.
Le opere create dalle mie mani la riproducono come un lago che rispecchia i bagliori delle stelle.
E le mie lacrime la rivelano, come le gocce di brina velano il segreto delle rose.
Quando il calore la disperde, diviene una canzone trasmessa dal silenzio, inghiottita dal rumore, intonata dai sogni e celata dal risveglio.
O uomini, essa è la canzone dell'amore.
Quale Isacco saprà cantarla?
E quale Davide saprà salmodiarla?
Essa è più protetta nel segreto della vergine.
Quali corde riusciranno a svelarla?
Chi potrà unire il boato del mare con il canto dell'usignolo?
Ed il fragore della tempesta con il respiro del bambino?
Quale essere umano canterà la canzone degli dei?
K. Gibran
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