martedì 27 dicembre 2011

KUMA, STORIA DI UN'AMICIZIA.





Alvin era un bambino solitario e taciturno che amava giocare da solo, tra gli sterminati prati ed il piccolo bosco che circondavano la sua casa.
Un bel pomeriggio,  mentre  era alla ricerca di un rametto per costruire una fionda, comparve all’improvviso una figura di donna con un’aura di luce tutt’attorno. In un primo momento lo spavento fu tale da paralizzarlo; ma non appena la donna iniziò a parlare, un senso di tranquillità e di fiducia lo pervase, tranquillizzandolo.   “Ciao Alvin”, disse la donna.  “Come fai a sapere il mio nome ? .. io non potrei parlare con gli sconosciuti!”,  accennò timidamente il bambino abbassando lo sguardo.  “Alvin.. non preoccuparti.. mi chiamo Amalì. Solo i bambini che scelgo, possono vedermi;  ho scelto te perché c’è una cosa che ti devo insegnare.”  -  “Che cosa ? Che cosa ?”  disse il bimbo incuriosito. “Non è ancora il momento; tornerò presto a trovarti”, sorrise; un colpo di vento fece chiudere gli occhi di Alvin e quando li riaprì la bellissima fata Amalì non c’era più; corse verso casa e raccontò quanto accaduto ai suoi genitori, ma la reazione non fu quella che il piccolo si aspettava.   “Vi dico che è vero!” continuava a replicare  con una tale enfasi che la risposta del padre fu molto dura, “Ora basta! Non essere sciocco! Le fate non esistono!”.   A queste parole Alvin scoppiò in lacrime e si chiuse nella sua cameretta.  Il mattino seguente a scuola,  radunò il suo gruppo d’amici più cari e raccontò loro dell’incontro con la fata vissuta il giorno precedente ma, venne deriso e sbeffeggiato rendendo ancora più amaro il rimprovero del padre. Sconsolato il piccolo,  attese ammutolito la fine delle lezioni e mentre percorreva la strada di casa,  pensò a quanto fosse sconfortante dire la verità e non essere creduti da nessuno.
I giorni passavano ma nulla era più come prima.  Il sorriso era scomparso dal viso del bambino che ancora udiva le risate dei suoi amici di scuola e l’eco del rimprovero dei genitori.   Ma un bel giorno, al ritorno da scuola, lo sguardo cupo di Alvin cambiò in un baleno alla vista di un piccolo cesto da cui, avvolto in una coperta colorata, spuntava un meraviglioso musetto marrone. “Un cane! Un cane!” urlò dalla gioia il bambino, “..ed è tutto tuo..” aggiunse il padre guardando la mamma compiaciuto,  e sorridente.  “Ti chiamerò Kuma perché sei marrone come l’orso della storia che ho letto!” .   Kuma era un gran giocherellone ed erano diventati inseparabili.
I mesi passarono ed arrivò anche la fine della scuola, momento accolto con impazienza da tutti i bambini.   E come ogni anno,  Alvin insieme ai genitori, andava in vacanza dalla Zia Matilde che aveva una bellissima casa sul lago, che per il bambino era una specie di Castello, adornata da alberi e collinette.   Al confine della villa c’era una scuderia di cavalli,  dove il bimbo, di tanto in tanto, passava il suo tempo accudendo i puledri e giocando con loro lungo i pendii che degradavano sino al limitar del bosco, che circondava lo splendido lago Camore, dove amava trascorrere, immerso in acqua, i pomeriggi più caldi.   La Zia Matilde possedeva anche un meraviglioso giardino all’italiana ed una serra in cui coltivava piante esotiche.
“Alvin, dovremo lasciare Kuma, non possiamo portarlo con noi, rovinerebbe tutto il giardino della zia e sai quanto ci tiene. Lo lasceremo sulla  strada che costeggia  il bosco di Paline, vedrai che se la saprà cavare.. è un cane forte!” disse il padre.
Il bambino rimase impietrito ed in silenzio, fissando il papà;  sapeva che la zia non sarebbe stata contenta di avere un giardino distrutto, e lui adorava trascorrere le vacanze tra il lago e i cavalli, ma allo stesso tempo separarsi dal suo cucciolo sembrava una cosa impossibile.
Sì, ma forse aveva ragione; Kuma se la sarebbe cavata senza di lui e poi lo avrebbe potuto riprendere al ritorno dalla vacanza.
Fecero montare il cane in auto e a metà percorso, vicino ad una radura circondata da alberi,  fecero scendere il Kuma, felice di scorazzare con il suo grande amico a due gambe: Alvin, ma voltandosi per cercarlo,  non trovò più nessuno.
Annusò a lungo in terra per cercare le tracce del suo padroncino, aspettò seduto che tornasse, triste e solo, ma si fece buio, aveva sete e tanta fame.
Iniziò a sentire i rumori del bosco, le civette, i gufi, lo scricchiolio dei rami, il vento tra le foglie che sembravano così cupi ed impressionanti.
Aspettò ancora, i fari delle auto, illuminavano sempre meno il ciglio della strada dove Kuma era seduto in attesa.   Con il passar delle ore il suo sguardo era sempre più triste e sconsolato.  Il mattino seguente, allo spuntar del sole, Kuma iniziò a camminare, Alvin  forse si era perso, e lui doveva assolutamente ritrovarlo.
Cercando le tracce che aveva a lungo annusato il giorno precedente, iniziò a camminare al centro della carreggiata, uno stridio di gomme fermò la sua ricerca e si accorse che un’auto si era appena fermata a pochi centimetri da lui.   Si scostò.. cercando di camminare sul bordo della carreggiata e di tanto in tanto, al centro, per ritrovare gli odori che cercava.
Camminò a lungo fino a non sentire più il dolore alle piccole zampe da cucciolo.   Trovò un lago, una collina e dei cavalli liberi che correvano rincorsi da  un bimbo,  un bimbo!! Sì era Alvin. Kuma si bloccò, lo riconobbe dalla voce, iniziò a correre verso il suo padroncino abbaiando.  Il bambino si voltò riconoscendolo, proprio mentre Kuma attraversava la strada per raggiungerlo; ma sopraggiunse un’auto, quella dei suoi genitori.  L’auto non fece in tempo a schivare il cane e lo travolse.  Si sentì, lo stridio delle gomme, un tonfo e un fortissimo guaito che fece scappare i cavalli e gridare “noooooooo” al bambino.
L’auto aveva terminato la sua corsa contro  un albero, ma sia la mamma che il papà stavano bene, e si precipitarono a soccorrere Kuma.
Alvin corse giù per la collina e si fermò vicino al suo amorevole amico,  che guaiva ormai debolmente, chiudendo e riaprendo gli occhi.  Lo accarezzò e pianse, pianse lacrime amare.. non lo  avrebbe mai dovuto abbandonare, mai!  Kuma.. che per tanto amore aveva percorso chilometri e chilometri solo per ritrovarlo.
Mentre piangeva si accorse che una mano si era posata sulla sua spalla e una voce che aveva già udito disse: “ Alvin, questa era la lezione che dovevi imparare, il tuo cane, senza saper dove fossi, ti ha cercato perché ti amava più di qualsiasi cosa, si fidava di te e del tuo amore e ti è sempre rimasto fedele.  L’amicizia e l’affetto, non importa se tra persone o animali, è un tesoro inestimabile, che va protetto e difeso, Kuma lo ha fatto a dispetto della sua salute e del tuo abbandono. Non sottovalutare mai il cuore di un animale, che ama e soffre come te, ma è anche capace di perdono e di grande amore.”.
Alvin piangeva ed invocava sommessamente il nome di Kuma, pentendosi di averlo lasciato solo in strada, mentre il suo piccolo amico respirava ormai a fatica.  “Quello che hai imparato oggi, dovrà farti riflettere, in futuro,  sulle conseguenze delle tue azioni e su ogni tua  decisione che coinvolgerà un essere vivente; e so che non mi deluderai!
La fatina gli sorrise e soffiò ancora una volta sugli occhi di Alvin, che fu costretto a chiuderli.  Riaprendoli non vide più la fata Amalì.  Kuma non era in terra,  ma correva in giardino, ed il papà gli stava parlando:
“Alvin, dovremo lasciare Kuma, non possiamo portarlo con noi, rovinerebbe tutto il giardino della zia e sai quanto ci tiene; visto che …”.  Alvin lo interruppe, “Papà, non ho intenzione di abbandonare Kuma, fa parte della famiglia e lasciarlo in strada non è giusto ! Oltretutto io gli voglio bene e se devo scegliere tra la vacanza ed il mio amico, scelgo lui!”.
Lo sguardo del bambino era deciso ed inflessibile, il papà rimase interdetto, ma anche meravigliato e ammirato di aver cresciuto un figlio tanto assennato e responsabile; posandogli la mano sulla testa, annuì e sorrise.

Anna Biason e Stefania Pennazza

domenica 11 dicembre 2011

NON CAPIRSI







Non capirsi è terribile
non capirsi e abbracciarsi,
ma benchè sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.
in un modo o nell'altro ci feriamo.
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l'incomprensione,
né con la comprensione uccidere.


Evgenij A. Evtusenko

MONDI PARALLELI





Gli occhi sono come la porta per mondi paralleli…
se riesci a guardare dentro potrai vedere la stessa vita, ma in modi differenti, perchè le persone colorano e disegnano il mondo in base al loro percorso, è così affascinante che potrei non stancarmi mai! 
Solo guardando dentro le persone puoi trovare strade meravigliose!

(Ejay Ivan Lac)

domenica 4 dicembre 2011

DISARMARE L'INFELICITA'





I desideri stavano strappandomi l'anima.
Potevo viverli, ma non ci son riuscito.
Allora li ho incantati.
E a uno a uno li ho lasciati dietro di me...
Ho disarmato l'infelicità.
Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri.
Se tu potessi risalire il mio cammino,
li troveresti uno dopo l'altro,
incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta
di questo viaggio strano che
a nessuno mai ho raccontato se non a te.


Alessandro Baricco

giovedì 1 dicembre 2011

RESPONSABILITA'





La parola responsabilità è stata sempre usata nel modo sbagliato. Dà una sensazione di peso: è una cosa che devi fare, un dovere; se non ti comporti con responsabilità, ti sentirai in colpa. 
Ma io vorrei ricordarti che la parola ‘responsabilità’ non ha nessuna di queste connotazioni. Spezzala in due -respons-abilità – e otterrai tutt’altra prospettiva, un significato completamente diverso.
“Respos-abilità” non è un peso, né un dovere. Non è qualcosa che devi fare contro la tua volontà.
Respons-abilità indica semplicemente la risposta spontanea.
Qualsiasi situazione si presenti, tu vi rispondi con gioia, con tutta la tua totalità e intensità.
E questa risposta non cambierà solo la situazione, ma anche te stesso.

(Osho, La Via del Cuore)

IL PARADOSSO DELLA NOSTRA EPOCA




Il paradosso della nostra epoca storica è che abbiamo edifici più alti ma temperamenti più corti, strade più larghe ma punti di vista più ristretti. Spendiamo di più, ma abbiamo di meno; compriamo di più, ma gustiamo di meno. Abbiamo case più grandi ma famiglie piccole, più comodità, ma meno tempo; abbiamo più lauree e poco buon senso. Abbiamo più conoscenze, ma meno criterio; più specialisti, ma ancora più problemi, più medicine, ma meno benessere. Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo troppo incautamente, ridiamo troppo poco, guidiamo in maniera spericolata, ci arrabbiamo troppo, rimaniamo alzati fino a tardi, ci svegliamo troppo stanchi, leggiamo troppo poco, guardiamo troppo la TV e preghiamo raramente. Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori. Parliamo troppo, amiamo troppo poco, e odiamo troppo spesso. Abbiamo imparato a condurre un'esistenza, non una vita, abbiamo aggiunto anni alla vita, non vita agli anni. Abbiamo raggiunto la luna e ne siamo tornati, ma abbiamo problemi ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non quello interiore. Abbiamo fatto cose più eclatanti, ma non cose migliori. Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima. Abbiamo conquistato l'atomo, ma non il nostro pregiudizio. Scriviamo di più, ma impariamo di meno. Progettiamo di più, ma completiamo di meno. Abbiamo imparato ad affrettarci, ma non ad aspettare. Costruiamo più computer per contenere più informazioni e produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno. Questi sono i tempi dei fast food e della digestione lenta; grandi uomini con deboli caratteri; profitti esorbitanti e relazioni poco profonde. Questi sono i giorni in cui nelle case entrano due stipendi, ma aumentano i divorzi.

Ricordati di passare un po' di tempo con i tuoi cari, perché non ci saranno per sempre. Ricordati di dare un caloroso abbraccio a chi ti sta accanto, perché è l'unico tesoro che puoi dare con il tuo cuore e non costa un centesimo. Ricordati di dire "Ti Amo" al tuo partner e ai tuoi cari, ma soprattutto sentilo. Un bacio e un abbraccio sanano una ferita se provengono dal profondo del cuore. Ricordati di stringere le mani e conservare nell'anima ogni istante, perché un giorno quella persona non sarà lì ancora. Dai tempo all'Amore, dai tempo al parlare, dai tempo al condividere i preziosi pensieri che nutri nella tua mente.

Words Aptly Spoken di Bob Moorehead

sabato 26 novembre 2011

POSSIAMO VOLARE SOLO SE CI TENIAMO ABBRACCIATI





Se accanto a te c'è qualcuno che soffre, piangi con lui. Se c'è qualcuno che è felice, ridi con lui. L'amore vede e guarda, ode e ascolta. Amare è partecipare, completamente, con tutto l'essere. Chi ama scopre in sé infinite risorse di consolazione e di compartecipazione. Siamo angeli con un'ala sola: possiamo volare solo se ci teniamo abbracciati.

B. Ferrero

PARLAMI AMICO





Parlami, amico
Ascolta ciò che dico
Se non mi parli il cielo
Resta tagliato in due
E le parole amare, mie e tue
Poi diventano un mare
Che non sappiamo più attraversare
Ma se prima che tutto si rovini
Ci sediamo vicini
E ne parliamo insieme
Allora le parole sono un seme
Che poi diventa un albero
Che poi diventa un bosco
Dove mi riconosci, e io ti riconosco
Ascolti ciò che dico
Ci pensi, e se ti piace
Tu ritorni mio amico:
E questa qui è la pace.
SPETTA A NOI LA SCELTA DI SEMINARE...GRANO O GRAMIGNA...L'ARBITRIO DI FARE DEL BENE O DEL MALE!

Bruno Tognolini

ASPETTARSI TANTO





Se saprai starmi vicino e potremo essere diversi, se il sole illuminerà entrambi senza che le nostre ombre si sovrappongano, se riusciremo ad essere “noi” in mezzo al mondo e, insieme al mondo, piangere, ridere, vivere. Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo e non il ricordo di come eravamo, se sapremo darci l’un l’altro senza sapere chi sarà il primo e chi l’ultimo, se il tuo corpo canterà con il mio, perché insieme è gioia… Allora sarà amore e non sarà stato vano aspettarsi tanto...


Pablo Neruda

venerdì 25 novembre 2011

UNA PRATICA DIFFUSA





Una pratica, che noto, molto diffusa su fb, è comunicare attraverso la musica, immagini o aforismi.. cercando di far arrivare il "messaggio" ad un destinatario consapevole o meno, di essere stato reo di qualche colpa o oggetto di qualche piacevole sentimento; ma questo tipo di comunicazione
risultando piuttosto ambigua, e indirizzata a tutti e a nessuno, crea sempre molte incomprensioni e situazioni difficili da risolvere per il complesso meccanismo di traduzione-interpretazione spesso errata, che si instaura, e per il destinatario incerto, tanto che tutti possono sentirsi oggetto di tale "interesse"..
Questo meccanismo perverso provoca più ferite di una battaglia, e più incomprensioni di un ipotetico dialogo tra Cinese e Italiano, (dialogo telefonico, poiché di persona ci si capirebbe sicuramente meglio!)
La rete dovrebbe essere usata con responsabilità e coerenza, con coscienza e sensibilità, quindi si dovrebbe far seguire sempre un messaggio ambiguo da uno certo, dove sia presente un mittente, un destinatario e dove il mezzo di comunicazione, il codice di linguaggio, sia riconosciuto da entrambi.
Ogni forma di fraintendimento genera altre incomprensioni e amplia il divario e la lontananza tra gli individui, e visto che siamo qui per parlare, e comunicare, per conoscere e farci conoscere, cerchiamo di farlo nel modo più corretto e efficace possibile, assumendoci le responsabilità di ciò che asseriamo, non nascondendoci dietro frasi che possono far del male.. che possono far soffrire, ma di cui possiamo sempre dire.. "non è vero, non era rivolto a te!"
Affidarci alla musica, alle immagini, agli aforismi per dire e non dire qualcosa che ci preme comunicare genera solo incomprensioni, se vi accorgete di aver involontariamente creato dei dispiaceri cercate di riparare, impariamo ad essere più coerenti e più coraggiosi, e cerchiamo di comunicare nel modo più giusto e più trasparente possibile per avvicinare, per sviluppare il dialogo, per essere amici anche se virtuali .. e mai per allontanare.

Siria Sereni

giovedì 24 novembre 2011

IL VOLER BENE SI DIMOSTRA SEMPRE







Cesare Pavese diceva "Tu sarai amato, il giorno in cui potrai
mostrare la tua debolezza senza che l'altro se ne serva per affermare la sua forza."

Perdiamo affetti preziosi quando non sappiamo assumerci la responsabilità di quello che diciamo o che facciamo.
Dire "Ti voglio bene" è facile, e dovrebbe essere altrettanto facile dimostrarlo, specialmente si si "sente" ciò che si dice.
Ogni ferita che regaliamo all'altro non sparirà mai, e continuerà a sanguinare per tutta la vita, specialmente se ve ne aggiungiamo altre, e quando ne regaliamo molte .. "volutamente"... o meno, incidiamo profondamente sul carattere e sull'essenza di quella persona, perché sono le esperienze che modificano e condizionano un comportamento, un modo di sentire.. e di essere, e questo accade soprattutto se siamo i depositari del quell'amore e/o di quell' affetto.

Sentirsi responsabili per ciò che si è fatto, è importante, e ognuno di noi deve essere in grado di valutare attentamente le conseguenze delle proprie azioni per porre rimedio a quelle ferite che, così superficialmente, abbiamo regalato.

Ecco a cosa serve la comunicazione, a spiegare i nostri comportamenti per permettere di essere compresi e per mitigare quel dolore. Ecco perché è sempre importante non solo sentirsi consapevoli e responsabili di come si agisce ma anche saper riconoscere i propri sbagli per chiedere scusa, per calmare quella sofferenza con un sorriso e con una carezza mai ambigua ma diretta, le ferite non spariranno, ma forse se si riuscisse a sostituire i ricordi negativi con tanti positivi, caldi e affettuosi.. che annullino tutti quelli più sofferti, potremmo sorridere a nostra volta.. e scoprire di sentirci bene come mai prima.

La consapevolezza è importantissima, e lo sarà sempre se teniamo agli affetti a cui abbiamo detto , un giorno, di "Voler bene"...


Siria Sereni

BENEDIZIONE








Che tu possa avere dei muri per il vento,
un tetto per la pioggia,
una tazza di the davanti al fuoco,
risate per rallegrarti, quelli che ami accanto,
e tutto ciò che il tuo cuore desidera.

(Benedizione gaelica)

mercoledì 23 novembre 2011

L'UOMO E LA DONNA



Dipinto Mark Spain




L’uomo è la più elevata delle creature. 
La donna è il più sublime degli ideali. 
Dio fece per l’uomo un trono, per la donna un altare. 
Il trono esalta, l’altare santifica. 
L’uomo è il cervello. La donna il cuore. 
Il cervello fabbrica luce, il cuore produce Amore.
La luce feconda, l’Amore resuscita.
L’uomo è forte per la ragione.
La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.
L’uomo è capace di tutti gli eroismi.
La donna di tutti i martìri.
L’eroismo nobilita, il martirio sublima.
L’uomo ha la supremazia. La donna la preferenza.
La supremazia significa forza;
la preferenza rappresenta il diritto.
L’uomo è un genio. La donna un angelo.
Il genio è incommensurabile; l’angelo indefinibile.
L’aspirazione dell’uomo è la gloria suprema.
L’aspirazione della donna è la virtù estrema.
La gloria rende tutto grande;
la virtù rende tutto divino.
L’uomo è un Codice. La donna un Vangelo.
Il Codice corregge, il Vangelo perfeziona.
L’uomo pensa. La donna sogna.
Pensare è avere il cranio di una larva;
sognare è avere sulla fronte un’aureola.
L’uomo è un oceano. La donna un lago.
L’oceano ha la perla che adorna;
il lago la poesia che abbaglia.
L’uomo è l’aquila che vola. La donna è l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio;
cantare è conquistare l’Anima.
L’uomo è un Tempio. La donna il Santuario
Dinanzi al Tempio ci scopriamo;
davanti al Santuario ci inginocchiamo.
Infine:
l’uomo si trova dove termina la terra,
la donna dove comincia il cielo.

Victor Hugo

LACRIME


Tu non le puoi vedere;
io sì. 

Terse, rotonde, tiepide. 
Lentamente
vanno al loro destino:
lentamente, per indugiare
più a lungo sulla tua carne.
Vanno verso il nulla; non sono
che questo il loro scorrere.
E una traccia, verticale,
che si cancella subito.
Astri?
Tu
non le puoi baciare.
Le bacio io per te.
Hanno un sapore; sanno
dei succhi del mondo.
Che gusto nero e denso
di terra, di sole, di mare!
Restano un istante
nel bacio, indecise
fra la tua carne fredda
e le mie labbra; infine
io le prendo. E non so
se erano davvero per me.
Perché io non so nulla.
Sono stelle, o segni,
sono condanne o aurore?
Né guardando né coi baci
ho imparato che cos’erano.
Ciò che vogliono resta
là indietro, tutto ignoto.
E così pure il loro nome.

(Se le chiamassi lacrime
nessuno capirebbe).

Pedro Salinas

martedì 22 novembre 2011

I SENSI



  • Il brillar delle stelle si apprezza nel silenzio della notte, a cielo limpido. Gli occhi dell'anima sanno vedere ben oltre la visuale; colori e spazi stimolano gli occhi di chi coltiva desideri di conoscenze nuove. I sensi sono come strumenti preziosi, se accordati con i reali bisogni dell'uomo; quando gli occhi imprigionano immagini fascinose, quando l'udito s'incanta per parole e melodie piacevoli, quando l'odorato è catturato da profumi maliziosi, quando il tatto si compiace di morbide sensazioni e il gusto è appagato da desiderate ghiottonerie... chi potrebbe tradurre in parole queste ricchezze racchiuse nel mistero della vita umana?


    Lorella Butturini

SENSIBILITA'





La sensibilità, il rispetto, l'amore per il prossimo, non si imparano sui banchi di scuola sono sentimenti innati o si ama con tutto se stessi, o non si ama, non si concedono mezze misure, più si è sofferto nella vita più questi sentimenti sono vivi.
Ama con tutto te stesso... abbi rispetto di te e degli altri... sii sensibile verso le nefandezze umane e sarai amato. Rispettato allo stesso modo!

Osvaldo Leone

GLI INDIVIDUI LITIGIOSI





Gli individui litigiosi non ispirano mai fiducia; ostacolano solo la soluzione dei problemi, in qualsiasi contesto o situazione abbiano modo di manifestarsi. 
Dalla politica ai rapporti interpersonali.
Purtroppo, essi traggono un perverso godimento più nel contagiare la loro infelicità e frustrazione che nel ritrovare un'armonia interna e esterna smarrita.
Non va quindi offerta energia al litigio quando tende ad emergere, alimentandolo facendosi coinvolgere nella spirale del conflitto.

Praj

SAI COSA SIGNIFICA IMPARARE?







Sai cosa significa imparare?
Quando impari veramente, impari dalla vita; non c’è un insegnante particolare da cui imparare. Tutto ti è di insegnamento: una foglia morta, un uccello in volo, un profumo, una lacrima, il ricco e il povero, coloro che piangono, il sorriso di una donna, l’alterigia di un uomo. Impari da ogni cosa, quindi non hai bisogno di guide spirituali, di filosofi, di guru. La vita stessa ti è maestra, e tu sei in uno stato di costante apprendimento.

JIDDU KRISHNAMURTI

lunedì 21 novembre 2011

MI PIACE




Mi piace sviluppare la mia coscienza, per capire perchè sono vivo.
Che cos’è il mio corpo, e che cosa devo fare
per cooperare con i disegni dell’universo.
Non mi piace la gente che accumula informazioni inutili.
Che si crea false forme di condotta, plagiata da personalità importanti.
Mi piace rispettare gli altri, non per via delle deviazioni narcisistiche della loro personalità,
ma per come si sono evoluti interiormente.
Non mi piace la gente la cui mente non sa riposare in silenzio.
Il cui cuore critica gli altri senza sosta.
La cui sessualità vive insoddisfatta.
Il cui corpo s’intossica senza saper apprezzare di essere vivi.
Ogni secondo di vita è un regalo sublime.
Mi piace invecchiare, perchè il tempo dissolve il superflo, e conserva l’essenziale.
Non mi piace la gente, che per retaggi infantili, trasforma le bugie in superstizioni.
Non mi piace che ci sia un papa, che predica senza condividere la sua anima con una papessa.
Non mi piace che la religione sia nelle mani di uomini che disprezzano le donne.
Mi piace collaborare, e non competere.
Mi piace scoprire in ogni essere, quella gioia interna che potremmo chiamare Dio interiore.
Non mi piace l’arte che serve solo a celebrare il suo esecutore.
Mi piace l’arte che serve per guarire.
Non mi piacciono le persone troppo stupide.
Mi piace tutto cioò che provoca risate.
Mi piace affrontare volontariamente la mia sofferenza,
con l’obbiettivo di espandere,
la mia coscienza.

Alejandro Jodorowsky

domenica 20 novembre 2011

PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI





Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò. Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non arrivasse,sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio. Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci. Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti. 


Gabriel García Márquez

A TUTTI I FOLLI





A tutti i folli.
I solitari.
I ribelli.
Quelli che non si adattano.
Quelli che non ci stanno.
Quelli che sembrano sempre fuori luogo.
Quelli che vedono le cose in modo differente.
Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo.
Potete essere d’accordo con loro o non essere d’accordo.
Li potete glorificare o diffamare.
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli.
Perché cambiano le cose.
Spingono la razza umana in avanti.
E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni.
Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero.

Steve Jobs

COME POSSO DIMENTICARTI?





Come posso dimenticarti?
Nel tuo silenzio
so che tu mi vuoi bene.
Anche tu,
quando io taccio,
sai che te ne voglio.
Sei la mia seconda anima.
Entra nel segreto del tuo cuore
e osserva in esso
il tuo amore per me:
vi scorgerai
il mio per te.

Sant'Anselmo d' Aosta

NON BASTA CHE TU FENDA LA TEMPESTA





Perché hai promesso un giorno così bello,
senza mantello lasciandomi andare,
per farmi cogliere da fosche nubi
che in lercio fumo celano il tuo sfarzo?

Non basta che tu fenda la tempesta
per asciugarmi la pioggia sul viso:
nessuno può un balsamo lodare
che la piaga risana e non il morbo.

Né la vergogna medica la pena:
se tu ti penti, a me rimane il danno.
Magro sollievo è il dolor di chi offende

a chi porta la croce dell'offesa.
Ma le lacrime che il tuo amore versa,
ah, ricche sono e redentrici perle.

William Shakespeare, SONETTO 34

LA PERDITA DEL CUORE





Ho lasciato il mio cuore in cima ad una montagna troppo alta e distante da qui per riuscire a trovarlo ora. E’ questo il destino di chi prosegue a camminare disilluso e ferito senza fermarsi, anche quando una vera destinazione non si rivela, non esiste, non c’è. E’ questa la vita dei pellegrini emozionali che sorridono alla propria condanna: sereni, consapevoli ed esperti nel convertire i propri dolori in virtù. E’ questa la storia di chi sa vedere il bello in ogni persona ma per paura e sensibilità estrema non vuole osservarlo mai. Siamo noi a trovare nei ricordi inestimabili tesori e nei sogni i loro unici eredi. Ho perduto il cuore lì, su quella montagna ed ora sono troppo stanco per andare a cercarlo, ora voglio solo aspettare che un sorriso… mi dia la mia salvezza.

Tiziano Ferro

sabato 19 novembre 2011

NON CI INTENDIAMO MAI





Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!


Luigi Pirandello

venerdì 18 novembre 2011

MI SONO CHIESTA



Mi sono chiesta quando ero lì per terra cosa veramente contasse in un rapporto fra persone che si vogliono bene!
E la sola risposta ovvia, quando sei lì per terra, è stata che "voler bene" equivale a dare
sempre 100 del proprio 100 a chi ti regala il 100 del suo 100...e non può bastare dal "99 in giù"
perché sarebbe solo un'ipotesi di sentimento, "un pensare di voler bene", non certezza, quella
certezza che senti dentro e che non ti fa porre neanche la domanda.

(Mena Lamb)

OGGI HO PENSATO A TE





Oggi ho pensato a te e ti ho pensato così tanto che mi è venuta voglia di farti un regalo.

Anzi non uno, ma tanti.

Ho pensato che doveva essere una cosa che ti piacesse e che tu potessi usare ovunque.

Così sono andata a cercare… ho comprato sole, pioggia, vento, sorriso e appena 50 grammi di lacrime perché non ce n’erano piu’.

Il commesso mi ha detto che erano esaurite in quanto i clienti ne compravano tante.

Ho comprato un pacchetto di ragione perché tu la mescolassi con il sorriso.

Ho comprato sincerità perché tu la usassi sempre.

Nel negozio c’era un vaso enorme di comprensione perché non c’era molta richiesta. E così ho deciso di comprarla tutta.

Ho comprato delle bottigliette di romanticismo e gentilezza perché tu possa usarle con le persone che ami.

Sai amico, lì nel negozio c’era un grande vaso di orgoglio, tanto richiesto, ma non l’ ho comprato perché non lo usassi.

Ho comperato una confezione di amore, pace e speranza perché tu la possa usare quando tutto sembra perduto.

C’era pure qualcosa di molto triste: ho visto molte persone comperare solitudine che era arrivata perfino a mancare, talmente era la richiesta.

Ho comperato anche confezioni di amicizia e solidarietà, tanto necessaria per vivere da fratelli.

Infine ho comperato un cuore perché tu vi possa conservare tutti questi doni.

Tutto questo te lo regalo perché tu possa avere una vita serena e gioiosa, ma non dimenticare mai di aprire il pacchetto del sorriso!

(Anonimo)